Oggi ci tuffiamo in un mare di romance MM che, ahimè, non sono riusciti a conquistare il mio cuore… In questo mese mi sono buttata nella lettura di molti romanzi male to male, sperando di trovare storie frizzanti e piene di emozioni. Purtroppo, però, non tutti si sono rivelati all’altezza delle aspettative!
Disclaimer: Non sono qui per denigrare gli autori, le autrici o chi ha amato questi libri. Tutt’altro!
Il mio intento è quello di offrire un punto di vista diverso, con un pizzico di ironia e leggerezza. In questa Rubrica, vi invito a considerare le mie Recensioni come uno spunto per un dialogo aperto. Lo scambio di opinioni, anche quando divergono, è incredibilmente arricchente e aiuta a vedere le cose da prospettive diverse.
Quindi mettetevi comodi, preparatevi a sorridere, e iniziamo questo viaggio nel mondo dei Romance da Incubo!
Home Team, Alexandra Rose
Partiamo con Home Team, uno sport romance friends-to-lovers travestito da enemies-to-lovers universitario. Come a dire: non facciamoci mancare niente. Le premesse sulla carta sono ottime, ma saranno state mantenute?
Protagonisti di questa storia sono Drew Miller, un gay dichiarato e molto molto arrabbiato, e il suo amico d’infanzia Grayson, un “etero” che scopre di non essere poi così etero.
Ma di che parla esattamente questo libro? Eh, bella domanda. La trama è talmente evanescente che si dissolve come fumo al vento. A distanza di un giorno dalla lettura, vi sfido a ricordare qualcosa nel dettaglio. (E io l’ho letto due volte per scrivere questa Recensione…)
La storia parte con il piede giusto: l’alternanza tra passato e presente è intrigante, lasciandovi con la curiosità di scoprire cosa mai sia successo tra Drew e Grayson per trasformare un’amicizia d’infanzia in un campo di battaglia. Purtroppo però si stempera man mano che la vicenda procede. E proprio quando la tensione dovrebbe salire, tutto si sgonfia.
Drew e Grayson, compagni di università, condividono molto più che una stanza e la passione per il basket. La loro relazione si evolve da amici che usavano Home Team come safe-word segreta, a rivali nella vita. Ma aspettate, c’è un problema: la tensione emotiva e romantica che dovrebbe tenervi incollati alle pagine è, in realtà, è come una partita di basket senza canestri.
Il racconto si arena in un mare di descrizioni senza fine. I personaggi di contorno sono poco più che comparse: non fanno nulla di significativo, non hanno personalità incisive. La trama si trascina piatta e senza mordente, completamente priva di plot-twist e colpi di scena. E i dialoghi? Banali, retorici e ben poco credibili.
Non posso dire che Home Team sia un brutto romance, ma non è assolutamente paragonabile a Love Disaster, della stessa autrice (ne parlo qui). Tanto quello è coinvolgente, profondo e ricco di sfumature, tanto questo è sbiadito e soporifero. Per me, un’occasione mancata. Peccato!
In-Moral, Naike Ror
Altro sport romance, In-Moral è un enemies-to-lovers in cui protagonisti sono due personaggi che si odiano perché sì. E già partiamo con il piede sbagliato.
Qui abbiamo il vicepresidente di una squadra di football, Kay Morgan, che ha tutto nella vita – è orgogliosamente gay, estroso, dominante, praticamente perfetto in ogni aspetto. Dall’altra parte, c’è Matthew Carter, lo scout delle cheerleader, etero e rigido come una scopa. Matthew odia a morte il suo capo per ragioni che francamente mi sfuggono.
Chiaramente, l’ostilità è solo il pretesto per celare un’incontenibile attrazione, ma stiamo comunque parlando di due adulti, parecchio adulti che sono talmente focosi nella loro rabbia da… divellere una parete sul posto di lavoro durante una rissa. E la cosa più sorprendente? Lo fanno per ben due volte! Un vero e proprio momento WTF che ti lascia con un sopracciglio alzato e una domanda: ma cosa sto leggendo?
Il romanzo è trash e pretestuoso, a partire dal titolo, che instilla nel lettore delle aspettative che poi vengono deluse. Non c’è nulla di “immorale” nella sua storia, e uno dei tanti cliché (il più fastidioso) che viene messo in campo è quello del «gay per te».
Dopo una vita trascorsa da etero, scoprire di provare attrazione e sentimenti per una persona dello stesso sesso è un cambiamento davvero importante. Eppure qui, il fatto di scoprirsi gay (perché, diciamocelo, il “gay per te” non esiste) viene trattato con una superficialità sconcertante.
Per me, questo romanzo è stato davvero tempo sprecato e lo dico a malincuore – perché l’enemies-to-lovers è in assoluto il mio trope preferito.
Just Beat It!, Daniela Barisone, Juls SK Vernet
E concludiamo con un progetto a quattro mani, Just Beat It! di genere erotico-umoristico. Lo dico subito, a scanso di equivoci: c’è una differenza sottile ma cruciale tra far ridere con un umorismo ben riuscito e far ridere perché qualcosa diventa ridicolo.
Qui, purtroppo, si finisce spesso nel secondo caso. Le situazioni finiscono per essere comiche in modo involontario, superando il limite del credibile. E’ un po’ come ridere durante la scena drammatica di un film, quando qualcosa è fuori luogo… Ecco, in Just Beat It questo accade più spesso di quanto dovrebbe. Ma vediamo perché!
La storia parte con un agente dell’FBI, decisamente libertino, incaricato di monitorare tutti i movimenti online di un sospettato di cyber-terrorismo. Il sospettato è, sì, di una noia mortale ma in qualche modo attira le attenzioni del nostro agente. Perché? Perché la sua attività online consiste nel visitare ossessivamente siti per adulti… ma, attenzione, senza mai aprire nemmeno un video (che io dico: credibilissimo). In pratica: scrolla la home, ma non clicca.
L’agente dell’FBI si ossessiona a tal punto da chiedere aiuto al fratello che, guarda caso, possiede una casa di produzione di porno gay. La sua idea è quella di girare un video spinto – solo per attirare l’attenzione del sospettato. Praticamente, l’equivalente di un piano geniale… o di una puntata di una sit-com assurda.
Se però pensate che qui sia stato toccato il fondo, vi sbagliate di grosso.
Il vero capolavoro della trama arriva quando l’agente, non sapendo più come avvicinarsi al sospettato, prende uno dei costumi di scena del set (sì, esatto, uno dei costumi di scena del set porno – quello da delivery man) e si presenta a casa del suo bel sospettato con una pizza in mano.
Ora, una persona normale si farebbe delle domande. O le farebbe al porno-fattorino. Chi sei? Hai sbagliato indirizzo? Dove sono le telecamere nascoste? Invece no, il bel timidone lo accoglie senza battere ciglio, lo fa entrare in casa e, in un attimo, tra i due scatta l’irrefrenabile passione. Su una vibrante lavatrice precedentemente accesa dalla madre (sì, il sospettato è anche un mammone). E in tutto questo l’FBI muta.
Credo che la trama parli da sola. Il sottotitolo, «Guida pratica su come NON indagare su qualcuno», mi ha subito fatto capire che le autrici non si prendono troppo sul serio, il che è già un punto a favore. Eppure, anche con tutto il gioco e l’ironia del caso, non posso fare a meno di pensare che il risultato finale rimanga comunque difficile da salvare. Insomma, sì, l’idea è di giocare con l’assurdo… e alla fine strappa una risata, certo. Solo che è decisamente una risata involontaria.
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