Taylor Swift a Milano: Potente come un Uomo

Taylor Swift Milano concerto

Pensate a Taylor Swift: 34 anni e diciassette di una carriera sempre più luminosa.

Partita dalla tranquillità della sua stanza in Pennsylvania, dove ha iniziato a comporre canzoni da ragazzina, è arrivata a incassare un miliardo di dollari con il tour Reputation – uno dei più redditizi della storia. I biglietti dei suoi concerti sono stati rivenduti fino a 13.000 euro. La sua persona è diventata materia di studio negli ambienti accademici di Harvard e ad oggi è tra le donne più influenti del mondo.

Eppure ieri sera, di fronte a una folla oceanica a Milano, Taylor Swift ha salutato i fan adoranti dicendo: «Mi fate sentire potente come un uomo». C’è qualcosa che stona in questa affermazione.

L’occasione è stata la prima delle due serate del The Eras Tour, tenutesi a San Siro di fronte a una platea di 65.000 persone. Milano non ospitava Taylor Swift da 13 anni. La Swift ha promesso di non lasciar più trascorrere tanto tempo prima della sua prossima visita.

Il The Eras Tour sta facendo parlare tutti da mesi. Ha preso il via nel marzo 2023 a Glendale, in Arizona. Da quel momento lo spettacolo ha registrato un successo crescente, trasformandosi in un fenomeno globale. Arrivato in Europa il 9 maggio con una tappa memorabile a Parigi, questo tour rappresenta una celebrazione delle varie fasi musicali di un’artista che vanta quattordici Grammy Awards.

Perché, nonostante il suo enorme successo, Taylor Swift sente la necessità di misurare la sua potenza in termini maschili? O, detto più genericamente: perché le donne dovrebbero definire il successo e la potenza usando come termine di paragone quello maschile?

Non è la prima volta che Taylor Swift si lascia andare ad affermazioni ambigue. Durante un’intervista disse: «Sono stata cresciuta da genitori che mi hanno insegnato che se lavori sodo come un uomo, puoi arrivare lontano». Un’affermazione infelice, poiché sembra presupporre due cose: primo, che le donne lavorino meno duramente degli uomini, il che non solo è falso ma anche sessista; secondo, che le donne non possano raggiungere il successo autonomamente, senza conformarsi a un modello maschile.

Nonostante Taylor Swift sia spesso celebrata come un’icona del femminismo nella cultura pop, la sua traiettoria e le sue dichiarazioni sollevano domande sul suo impegno effettivo verso queste tematiche. Fino al 2014, la Swift non sembrava particolarmente interessata al femminismo: lo liquidava molto semplicisticamente come «una cosa tipo ragazzi contro ragazze» (fonte Vanity Fair USA).

Col tempo ha sicuramente affinato il suo messaggio, incorporando temi di empowerment femminile nelle sue canzoni e nei video musicali (basti pensare alla celebre The Man). Tuttavia, il suo approccio non è mai andato oltre l’immagine di un femminismo al profumo di “girl-power” e slogan, e di sicuro non ha mai abbracciato una vera e propria inclusione.

Taylor Swift Milano concerto 2024 San Siro

Sono molti i critici che hanno evidenziato la superficialità dell’approccio di Taylor Swift, definito «femminismo bianco» perché tende a concentrarsi sulle sfide specifiche delle donne bianche, magre, benestanti – escludendo o minimizzando le esperienze di altre donne e minoranze che affrontano altri tipi di discriminazione.

Le recenti dichiarazioni di Taylor Swift a Milano, dove ha equiparato il suo senso di potere a quello di un uomo, rivelano una persistente visione dicotomica del mondo, diviso tra donne e uomini – con gli uomini ancora visti come il simbolo del potere a cui aspirare. Questo non solo perpetua una visione obsoleta dei generi, ma ignora anche le sfumature e le complessità della vera equità di genere. La sua affermazione evidenzia un punto cruciale: nonostante gli anni e il successo, la visione della Swift sul femminismo sembra non essere evoluta oltre una superficialità che serve più a rafforzare il suo brand che a sfidare lo status quo del patriarcato.

L’essenza del vero potere femminile sta nell’abbracciare la propria unicità, nel riconoscere che non dobbiamo paragonarci a nessuno, né uomini né donne, per validare la nostra forza o il nostro valore. È nel trovare il nostro passo, la nostra identità e nel valorizzare le nostre qualità senza misurarle contro quelle di qualcun altro. Il nostro potere fiorisce quando smettiamo di definirlo in termini maschili (o femminili) e iniziamo a celebrarlo per ciò che è: vasto, variegato e vitale.

Questo è il momento di superare i vecchi paradigmi e di costruire un mondo dove “potente come una donna” non è tanto un’affermazione di forza, ma il riconoscimento della ricchezza di esperienze, prospettive e capacità che le donne portano alla società. È tempo di celebrare la nostra potenza non per come si confronta con quella degli uomini, ma per come arricchisce e trasforma il mondo intorno a noi.

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