La crisi demografica nella società coreana

La crisi demografica in Corea del Sud è ormai una questione di emergenza nazionale, evidenziata dal tasso di fertilità più basso al mondo. Questa tendenza, in calo costante negli anni, rischia di destabilizzare l’economia, il sistema di welfare e la struttura della forza lavoro.

Ne ho discusso con Laura Pace, giornalista presso la Rivista Zeta Luiss, per cercare di comprendere le cause di questo fenomeno preoccupante che minaccia il futuro del Paese. Voglio raccontarvi i dettagli della nostra chiacchierata, sperando che stimoli una riflessione.

Qui è disponibile la versione in inglese dell’intervista.

Laura Pace: «Quali progetti ha finanziato il governo per far sì che i coreani facessero più figli? Ho sentito parlare di speed date. Di cosa si tratta?»

In risposta al calo del tasso di fertilità, nel 2024 Seoul investirà 1,35 miliardi di dollari per stimolare matrimoni e nascite. Il programma includerà benefici finanziari per la pianificazione familiare. Ad esempio, sussidi per la crioconservazione degli ovuli, l’utilizzo di spazi pubblici per cerimonie nuziali e incentivi alle aziende che facilitano l’assistenza all’infanzia. In aggiunta, il governo offrirà ai genitori un sussidio mensile di 750 dollari fino al primo anno di età del bambino e 375 dollari mensili per il secondo anno, con parte dei fondi erogati come voucher per asili nido.

Tra le varie iniziative, ci sono gli “appuntamenti al buiocollettivi. Questi eventi sfruttano la tradizione coreana dei sogaetin, incontri tra single organizzati tramite un amico in comune, solo che in questo caso l’amico è il governo. Nonostante il successo, è impossibile dire quanto abbiano effettivamente contribuito a creare coppie durature.

«Qual è la figura della donna all’interno della società coreana? C’è una forte discriminazione nel mondo del lavoro?»

Non è facile, specie per un osservatore esterno, rispondere alla domanda su quale sia il ruolo della donna nella società coreana, perché è complesso, contraddittorio e in continua evoluzione. Cercherò di dare il mio punto di vista nella maniera più equilibrata e obiettiva possibile. In Corea, le donne vivono in una società con forti radici misogine e patriarcali, trovandosi spesso di fronte a contraddizioni che influenzano profondamente le loro vite. Da una parte, la società le spinge verso il matrimonio e la maternità (preferibilmente entro i 30 anni), aspettandosi che abbandonino il lavoro e si dedichino alla famiglia. Dall’altra parte, quando esse scelgono la famiglia conformandosi agli standard sociali, affrontano un nuovo pregiudizio: vengono additate come “madre-insetto”, poiché non contribuiscono economicamente al bilancio familiare, ma vivono alle spalle del marito.

In Corea, le donne si confrontano con pressioni immense che emergono non solo dal tentativo di aderire a ruoli tradizionali, ma anche da un doppio standard fortemente radicato nella società: uomini e donne in Corea vengono giudicati secondo criteri molto diversi, con aspettative sociali che spesso attribuiscono alle donne un onere maggiore di conformità sia nel privato che nel pubblico.

La questione relativa alla discriminazione nel mondo del lavoro è poi estremamente complessa. Sintetizzando, potremmo dire che si manifesta attraverso il divario salariale, barriere alla promozione e pratiche di assunzione discriminatorie. Nonostante le leggi a supporto dell’uguaglianza, le donne spesso guadagnano meno dei colleghi maschi e sono sotto-rappresentate nei ruoli dirigenziali – con un esiguo 4,9% di presenza nei consigli di amministrazione contro una media OCSE del 25,6%! Nonostante una crescente consapevolezza e le pressioni dei movimenti femministi, la lotta contro la discriminazione di genere in Corea resta uno dei temi sociali più spinosi.

«E’ vero che la Generazione Z in Corea del Sud sta iniziando a sfidare le convenzioni sociali? Oppure è solo una nostra percezione?»

Partiamo dando una brevissima descrizione della Gen Z, ossia coloro che sono nati approssimativamente tra il 1997 e il 2012. Questi giovani sono i veri nativi digitali, cresciuti in un’epoca in cui la tecnologia e l’accesso a internet sono sempre stati presenti. I membri della Gen Z si distinguono per la loro familiarità con il mondo online, che influenza fortemente le loro abitudini di comunicazione e di consumo. Inoltre, tendono ad essere progressisti su questioni sociali e ambientali, spesso mettendo in discussione le convenzioni e promuovendo il cambiamento.

C’è da dire una cosa importante. Da quello che ho potuto capire seguendo i fatti di cronaca, la Gen Z in Corea ha delle caratteristiche peculiari che la rendono unica nel suo genere. Se quella coreana è tutt’oggi fondamentalmente una società di stampo confuciano, modellata sui valori della collettività, del rispetto, della famiglia e dell’etica del lavoro, la Gen Z si pone in decisa controtendenza. Rispetto alle generazioni precedenti, i giovani oggi hanno un forte senso di individualità. Più che nativi “digitali” come i loro predecessori, sono nativi “social” – il che li rende decisamente più esposti a nuovi trend, provenienti da ogni parte del mondo. Ma anche più volubili e con una minore capacità di concentrazione. Sono loro che, assieme ai Millennials, sono scesi in piazza per manifestare contro l’allungamento della settimana lavorativa a 69 ore.

Tuttavia, quella dei Gen Z è una generazione che da fuori mi sembra ancora in cerca di una direzione. Provati dall’eco della tremenda della crisi finanzia che ha colpito la Corea nel 1997 e di cui i loro genitori portano tuttora le cicatrici, questi ragazzi sono descritti dai loro concittadini come giovani che “vivono alla giornata”, non fanno piani per il futuro e non hanno grossi ideali.

Non li definirei esattamente come la generazione che ha preso in mano le redini del cambiamento sociale in Corea, anzi. Una parte di questi ragazzi è convogliata nella cosiddetta “Generazione N-po”, termine con cui si indica la rinuncia a “N” cose, tra cui gli incontri amorosi, i figli, il lavoro e che può addirittura culminare nella rinuncia alla vita. E’ chiaro che siamo di fronte a un fenomeno che esprime tutto il disagio dei giovani nella Corea contemporanea. Un disagio che è da monitorare con attenzione e che richiede interventi mirati per affrontare le cause profonde e sostenere il benessere e le aspirazioni di questi ragazzi in una società in rapida evoluzione.

Qui trovate il Numero 18 | Marzo 2024 della Rivista Zeta Luiss in cui compare la mia intervista in Italiano con Laura Pace.

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