Kill me Heal me, 2015

Kill me Heal me: la trama, le personalità multiple di Cha Do-hyun

Questo drama tratta di un uomo che ha un serio disturbo di personalità multipla causato da eventi traumatici avvenuti nell’infanzia. Ogni personalità ha il compito di aiutarlo a gestire il dolore di quel trauma, di cui peraltro non ha memoria. Le molteplici personalità, tanto diverse tra loro, gli creano innumerevoli problemi con i quali l’io originario si ritrova a dover fare i conti.

In uno scenario che alterna le risa al pianto, Cha Do-hyun incontra Oh Ri-jin, specializzanda in psichiatria al primo anno, che lo aiuterà a superare questa complessa situazione.

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Le 7 personalità di Cha Do-hyun

Le personalità sono 7, e noi impariamo a conoscerle gradualmente nel corso delle puntate.

Cha Do-hyun. E’ la personalità originaria, l’io traumatizzato che però non ricorda nulla di quanto gli è accaduto da bambino. E’ un chaebol, va da sé, ma la sua indole è gentile e affabile, afflitta dalla consapevolezza di soffrire di un disturbo invalidante che ha serie ripercussioni sulla sua vita sociale.

Shin Se-gi. Alzi la mano chi si è innamorato di lui. Credo tutti noi. E’ la personalità dominante di Cha Do-hyun, quella più aggressiva, violenta e istintiva. E’ l’unica che ricorda quanto gli è accaduto, ed è per questo che ha sviluppato un temperamento tanto combattivo. Porta su di sé tutto il peso del dolore che gli altri hanno dimenticato. E’ una personalità magnetica e straordinariamente sexy.

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Shin Se-gi

Perry Park. E’ l’uomo di mezza età amante della pesca, appassionato nella costruzione di bombe. Il suo nome deriva da quello della barca che Cha Do-hyun promise di regalare a suo padre. E’ un personaggio buffo e tenero, che suscita più di una risata (triste). Lo ammetto: quando alla fine ho dovuto dirgli addio, ho pianto come una fontana. Probabilmente la mia personalità preferita.

Ahn Yo-seob. La personalità suicida. E’ un diciassettenne introverso, intelligente, dotato di uno spiccato senso artistico, che però deve gestire la depressione di Cha Do-hyun e per questo – ogni volta che si presenta, fortunatamente di rado – tenta di uccidersi.

Ahn Yo-na. E’ la sorella gemella di Ahn Yo-seob, personalità travolgente e incontenibile. Senza dubbio la più divertente e spassosa delle sette che si impossessano del corpo di Cha Do-hyun. Indimenticabile il suo «Oppaaaa» urlato a un povero Park Seo-joon terrorizzato da quella visione in rosa.

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Ahn Yo-na

Na-na. Non vediamo molto spesso questa personalità, che si presenta sempre abbracciata a un grosso peluche. Ma capiamo che è la personificazione di un bambino chiuso in se stesso e nelle sue paure. Capiremo che si tratta dello stesso Cha Do-hyun alle prese con i suoi terrori infantili.

Mister X. facciamo la conoscenza della settima personalità solo nell’ultima puntata. Si tratta del padre di Na-na, che compare infine per aiutare il protagonista ad ‘assorbire’ tutte le altre personalità.

Kill me Heal me: recensione di un capolavoro

Kill me Heal me è, assieme a My Mister, il drama che ho amato di più nella mia vita. Lo dico subito perché non voglio essere fraintesa in quello che dirò.

In questa serie molte cose non funzionano.

Quando ho premuto play e iniziato la prima puntata, ho stoppato dopo 10 minuti. Mi sembrava ci fosse qualcosa che non andava come avrebbe dovuto. L’audio era imbarazzante, la regia terribile, le riprese (specie quelle in esterna) sembravano amatoriali. E’ vero, la situazione migliora andando avanti. Però non posso negare che anche l’interpretazione di certi personaggi – tra cui la protagonista e la madre di Cha Do-hyun – ci regalano performance forzate e plateali. Insomma, ho avuto la generale sensazione di un prodotto low budget.

Visto che non è la prima volta che esprimo questa opinione, e sempre mi attiro delle critiche, farò un paragone per essere più chiara.

Guardando Hotel del Luna si percepisce immediatamente la cura maniacale che sta dietro la realizzazione tecnica. Inquadrature, montaggio, regia, costumi e fotografia sono pregevoli e accurati, tanto da sortire quasi un effetto cinematografico. Così non è in Kill me Heal me, dove l’effetto finale si avvicina molto più alla soap opera (anche nella recitazione caricaturale di alcuni attori).

Detto questo, però, il mio giudizio non cambia.

L’impatto emotivo che Kill me Heal me è capace di suscitare supera di talmente tanto i difetti di realizzazione che è sufficiente a definirlo un capolavoro. L’aspetto ancora più eccezionale, a mio avviso, è che tale impatto si radica principalmente su due elementi.

L’inarrivabile bravura di Ji Sung

Le capacità interpretative di Ji Sung sono inarrivabili – non lo si dirà mai abbastanza. In Kill Me Heal Me sa caratterizzare con nettezza e plausibilità ogni personalità: il mite Do-hyun, l’aggressivo Se-gi, l’esuberante Perry Park, la civetteria di Yo-na, la vulnerabilità di Yo-seob… Se non avesse completamente posseduto e intimamente compreso l’essenza di ognuna di loro, il risultato finale avrebbe potuto essere un gran pasticcio.

La sua bravura non si limita alla recitazione. Appunto qui di sfuggita che Ji Sung è così talentuoso da aver cantato anche la bellissima ballata Manchurian Violet (qui il video su YouTube), che impreziosisce la colonna sonora del drama. Questo mi porta al secondo punto.

Una splendida colonna sonora

L’altro aspetto che rende Kill Me Heal Me un capolavoro è la straordinaria bellezza delle OST. Tutte memorabili, tutte perfettamente armonizzate con la storia. Sono riproposte abbastanza spesso da rimanere impresse e da suscitare emozioni forti, ma non così tanto da venire a noia.

Una menzione d’onore va a Auditory Hallucination. A mio avviso, la canzone più trascinante di tutto il drama. Ancora oggi non riesco ad ascoltarla senza brividi.

Kill Me Heal Me: un kdrama da 10 pieno

Concludendo, in Kill me Heal Me la storia è originale, avvincente e incredibilmente toccante. Tocca temi coraggiosi e impegnativi, e lo fa alternando sapientemente momenti drammatici e spunti comici. Arriva un momento in cui non importa più niente se Oh Ri-jin strilla, la madre è odiosa e le inquadrature potrebbero essere migliori. La vicenda prende il sopravvento e con essa le emozioni.

Giungere all’ultima puntata, lasciar andare quelle personalità e mettere la parola ‘fine’ a quel percorso è liberatorio e doloroso al tempo stesso.

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Voto: 9.5/10

Numero puntate: 20

Durata: 1h circa

Dove vederlo: Viki

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3 risposte a “Kill me Heal me, 2015”

  1. […] Strike manca quella scintilla in più per renderlo un autentico healing drama (sul genere di Kill me Heal me). E’ come se rimanesse sempre sulla superficie delle cose, senza scendere mai in […]

  2. Avatar Dario
    Dario

    Trovo sempre molto conforto nelle tue recensioni in cui mi rivedo quasi totalmente. Ormai sei un punto di riferimento costante.
    In questo drama ho provato quasi lo stesso sdoppiamento (solo in due però) del protagonista.
    Il primo impatto mi ha fatto gridare “oddio no!”. Tutto troppo sopra le righe, troppe urla isteriche, una regia che spesso sfocia nel trash ed anche l’interpretazione di alcuni personaggi è decisamente troppo caricaturale.
    Ma nel dramma del protagonista e nel rapporto contrastato tra le sue personalità c’è qualcosa di struggente e magnetico che mi impedisce di sospendere la visione.
    Sono al quarto episodio. Spero, alla fine, di condividere, come quasi sempre accade, il tuo giudizio più che positivo.

    1. Avatar Valentina Calzia

      Gentile Dario, innanzi tutto grazie del bel commento e della fiducia che riponi nelle mie recensioni.
      Spero (ovviamente) che il drama ti piaccia tanto quanto è piaciuto a me – ma, anche se così non fosse, sarà per me un piacere se vorrai tornare e farmi sapere cosa ne pensi a visione finita (o eventualmente droppata 😉 )
      Quello che tu dici è vero, e lo condivido. L’ho anche scritto nella recensione: molte cose non funzionano in Kill Me Heal Me. Eppure per me alla fine la serie è stata bellissima e struggente. Però, certo, bisogna “chiudere un occhio” su tutto quello che non va: gli strilli, la regia bruttarella, le esagerazioni…
      Se ti andrà, aggiornami sull’evoluzione della visione 🙂

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