Lee Jae-myung è il nuovo Presidente. La sua Corea riparte da K-pop e drama

Ieri, 3 giugno 2025, la Corea del Sud ha eletto Lee Jae-myung come nuovo Presidente, segnando la fine di un periodo di instabilità politica seguito all’impeachment e alla destituzione di Yoon Suk-yeol.

Lee, candidato del Partito Democratico, ha ottenuto il 49,42% dei voti, superando il conservatore Kim Moon-soo, che si è fermato al 41,15%. L’affluenza alle urne è stata del 79,38%, la più alta dal 1997, riflettendo un forte desiderio di cambiamento tra gli elettori.

Chi è Lee Jae-myung, il nuovo Presidente della Corea del Sud

Lee Jae-myung, 61 anni, è un politico progressista con una storia personale di riscatto. Cresciuto in povertà, ha lavorato in fabbrica fin da giovane e si è affermato come avvocato per i diritti umani prima di entrare in politica.

Tra le priorità del nuovo Presidente vi sono la ripresa del dialogo con la Corea del Nord, il rafforzamento delle alleanze con Stati Uniti e Giappone, e una politica estera più equilibrata nei confronti della Cina.

Lee ha dichiarato l’intenzione di riaprire i canali di comunicazione con Pyongyang, puntando a una distensione che combini deterrenza militare e cooperazione diplomatica.

Ha inoltre sottolineato l’importanza dell’alleanza con Washington come pilastro della sicurezza nazionale, pur mantenendo un approccio pragmatico nelle relazioni con la Cina, considerando quest’ultima un partner strategico fondamentale. Questo equilibrio mira a rafforzare la posizione della Corea del Sud in un contesto geopolitico complesso, segnato da tensioni regionali e sfide economiche globali.

L’insediamento di Lee Jae-myung apre insomma una nuova fase per la Corea del Sud, con sfide importanti sia sul fronte interno che internazionale. La sua leadership sarà determinante nel definire il futuro del Paese nei prossimi anni.

Il piano “Soft Power BIG 5”

Un punto centrale del suo programma è il progetto culturale noto come “Soft Power BIG 5”, una strategia pensata per trasformare la Corea del Sud in una delle cinque principali potenze culturali del mondo entro il 2030.

Il piano prevede un investimento iniziale di oltre 200 milioni di dollari, destinati a sostenere i settori chiave della produzione culturale: K-pop, K-drama, K-food, K-beauty e webtoon. L’obiettivo è chiaro: potenziare la capacità del Paese di esportare contenuti culturali e rafforzare la propria influenza globale non solo attraverso la diplomazia o l’economia, ma anche con l’immaginario, lo stile e i simboli.

Questa mossa ci fa capire inequivocabilmente quanto per il nuovo Presidente la cultura sia un elemento strutturale della politica nazionale, capace di generare non solo crescita economica, ma una solida reputazione internazionale.

Il piano prevede incentivi fiscali e finanziamenti per la produzione e la distribuzione dei contenuti. Ma si attiverà concretamente anche per proteggere i diritti d’autore, combattere la pirateria e tutelare il settore creativo. L’obiettivo finale è creare un ecosistema stabile e competitivo, che renda l’industria culturale uno dei motori principali dell’economia sudcoreana.

Per Lee Jae-myung, la cultura è potere. Un potere da esercitare non con la forza, ma attraverso l’attrazione: un modo per rafforzare l’identità nazionale, creare consenso all’estero e consolidare la posizione della Corea del Sud nello scenario globale.

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Quale impatto avrà tutto questo su di noi

Cosa significa tutto questo per noi?

La cultura coreana non solo continuerà ad arrivarci, ma lo farà in modo ancora più capillare, organizzato e costante. Più drama, più idol, più skincare, più prodotti alimentari, più collaborazioni internazionali. Non sarà solo una “moda passeggera”, ma una strategia nazionale sostenuta da investimenti pubblici e da un progetto politico preciso.

Lee Jae-myung vuole che la Corea del Sud diventi un punto di riferimento culturale a livello globale. E se manterrà le promesse, l’Onda Coreana non è affatto destinata a ritirarsi, anzi: è pronta a rilanciarsi. E travolgerci di nuovo con forza rinnovata.

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