Serie drammatica e urban-fantasy, Tomorrow si distingue per affrontare il delicato tema del disagio esistenziale e del suicidio, legandolo saldamente a problematiche sociali che, lungi dal riguardare solo la Corea del Sud, ci interrogano tutti quanti.

Trama e personaggi del kdrama Tomorrow

Choi Jun-woong è un ragazzo che non riesce a trovare lavoro nonostante gli sforzi. Un giorno, dopo l’ennesimo colloquio finito male, tenta di salvare un uomo che sta per suicidarsi gettandosi nel fiume Han. In una colluttazione coi Tristi Mietitori accorsi sul posto per occuparsi della situazione, Jun-woong ha un incidente e finisce in coma.

Sospeso tra la vita e la morte, l’anima del giovane viene reclutata dalla Jumadeung, azienda di coordinazione delle anime dei defunti, e inserita nel Team Gestione Rischi, un gruppo di Tristi Mietitori che si occupa di impedire alle persone di suicidarsi.

Il Tristo Mietitore part-time: Choi Jun-woon (Rowoon)

Choi Jun-woong ha un carattere impulsivo e focoso, dotato di un cuore gentile e un temperamento maldestro. Il suo è un personaggio con cui è facile identificarsi. I suoi pensieri, le sue considerazioni, la sua morale è quella che noi stessi applicheremmo – e pure quando arriva a compiere scelte difficili e sofferte (come ad esempio salvare la vita a un criminale) lo fa ponendosi degli interrogativi che sono quelli che ci porremmo anche noi.

«Sei stato bravo, dev’essere stata una decisione difficile», dice Lim Ryung-gu, l’altro membro del Team Gestione Rischi. «In passato abbiamo avuto un caso simile. Abbiamo dovuto salvare un truffatore che voleva uccidersi. In molti si sono indebitati a causa di quella persona, due padri di famiglia si sono tolti la vita».

«Ma perché?», chiede Jun-woong. «Lo hai visto, l’uomo di oggi non si sentiva minimamente in colpa. Sinceramente, penso ancora che avremmo dovuto lasciarlo morire».

«No. Vivere il resto della sua vita è molto peggio per lui, perché dovrà pagare per ciò che ha fatto».

Puntata 8, Mediatore

Essendo un principiante, Jun-woong è un mix esplosivo di ingenuità e compassione. Si butta impulsivamente in situazioni rischiose, combatte per ideali che ritiene retti, affronta di petto l’autorità quando pensa che sia la strada giusta da seguire. Il suo entusiasmo e la sua empatia sono coinvolgenti ed emozionanti, e non stupisce che, nel corso delle puntate, riescano a far breccia nel freddo distacco dei suoi capi.

Rowoon interpreta brillantemente il ruolo di questo ragazzo sospeso tra la vita e la morte, facendoti sentire in viaggio in lui. Al suo personaggio sono affidati sia i momenti più leggeri, quelli umoristici e scanzonati, sia quelli più intimamente toccanti. In entrambe le vesti Rowoon è credibile e del tutto in parte.

Il Capo del Team Gestione Rischi, Koo Ryeon (Kim Hee-sun)

420 anni sulle spalle e un carattere duro ma compassionevole, Koo Ryeon sopporta ed espia un peso che scopriamo man mano che la storia procede. E’ una donna senz’altro affascinante nella sua complessità.

Ho amato molto la sua storia, che ho trovato straziante e bellissima. Non intendo fare spoiler perché per me è stato un piacere scoprirla man mano che le puntate procedevano, ma quel che posso dire è che l’ho trovata pienamente convincente, e dà giustificazione del suo carattere e dei suoi atteggiamenti.

Per una volta, in questo drama passato e presente sono perfettamente amalgamati e tratteggiano un affresco affascinante e drammatico che avvince e tiene lo spettatore letteralmente incollato allo schermo.

Il personaggio di Koo Ryeon è quello che compie il cambiamento più netto, l’evoluzione più definita e fruttuosa, arrivando a esprimere tutte le sue potenzialità e risolvere i conti aperti col suo passato centenario.

L’assistente del Capo Team Gestione Rischi, Lim Ryung-gu (Yoon Ji-on)

Si presenta assai misteriosamente come un personaggio che ‘stacca’ dal lavoro sempre alla stessa ora per motivi che non sappiamo, e si mette le dita nel naso.

Scopriremo col tempo che le ragioni dietro questi due fatti sono legate tra loro e sono tragiche.

Mi sento di dire che l’arco narrativo di Lim Ryung-gu (a lui sono dedicati due episodi, 11 e 12) è a mio avviso il più debole di tutto il drama. Con questo non sto dicendo che non sia coinvolgente, anzi. La storia della sua infanzia è molto dolce e molto triste.

Quel che non mi ha convinto è stata la sua risoluzione nell’oggi. In tutte le puntate precedenti, i Tristi Mietitori ci hanno detto che commettendo suicidio i legami familiari vengono recisi. Non è possibile quindi che nelle future reincarnazioni i membri della stessa famiglia ricostruiscano lo stesso legame. Questa in pratica è la punizione più severa per chi si toglie la vita.

La madre di Lim Ryung-gu si è suicidata, e il figlio da allora deve affrontare tutte una serie di emozioni e sentimenti dolorosi relativi alla sua vita terrena. Arriva il momento in cui finalmente incontra la reincarnazione di sua madre. Ecco, ciò che non ho apprezzato è lo sconsiderato uso della magia per far avvenire un incontro strappalacrime tra Lim Ryung-gu e la madre di 400 anni prima. Lo giudico forzato ed eccessivamente consolatorio.

Il leader del Team Gestione, Park Joong-gil (Lee Soo-hyuk)

Park Joong-gil è il Capo del Team Gestione, colui che si occupa di scortare le anime dei defunti verso la loro destinazione finale. Intransigente e severo, odia il Team Gestione Rischi e i suoi membri. Ritiene infatti che il suicidio sia l’errore più grande che una persona possa commettere e non dovrebbe mai essere perdonato. E’ chiaro che dietro questa convinzione c’è un vissuto traumatico che Joong-gil non ricorda ma che, a livello emotivo, continua a procurargli sofferenza.

In una memorabile conversazione con l’Imperatore di Giada (direttrice di Jumadeung) afferma che gli aspiranti suicidi non sono altro che persone deboli, poiché possono essere dissuase dal loro intento solo con poche parole – come dimostra l’operato del Team Gestione Rischi. L’imperatore di Giada saggiamente risponde: «Pensa quanto miserabile dev’essere stata la loro vita, se non hanno mai avuto nessuno a dir loro quelle poche parole».

Se per buona parte del drama il ruolo di Park Joong-gil non muta mai molto e le sue apparizioni avvengono con il contagocce, nelle ultime puntate l’attenzione su di lui si intensifica. Il suo personaggio prende corpo e spessore. E la sua storia avvince e convince.

Tomorrow, perché vale la pena vederlo

Nonostante l’ottima partenza, Tomorrow in Corea non è piaciuto e ha avuto un rating bassissimo, soprattutto a partire dalla nona puntata (che ha per protagonista la vicenda dell’anima di un cane, ed è veramente toccante). Internazionalmente, invece, Tomorrow è un successo – e non mi stupisce.

Per quanto mi riguarda, questo drama è un capolavoro. Certo, non è una visione leggera o facile, perché i soggetti di cui tratta sono estremamente impattanti, e vanno dal bullismo all’anoressia, dallo stupro alla perdita delle persone più care. Tocca temi a noi sconosciuti come quelli delle donne di consolazione – un autentico schiaffo in faccia che fa tremare di indignazione e rabbia. E affronta argomenti attualissimi come quelli dei leoni da tastiera. Denuncia una società in cui chi non si adegua viene messo da parte, ghettizzato e lasciato solo in balia dei suoi demoni.

Al tempo stesso, grazie ai membri del Team Gestione Rischi, fa sperare in un domani migliore, in cui ci sarà una vendetta, una giustizia – chiamatela come volete. Un domani in cui i torti in qualche modo saranno riparati, in questa vita o in quell’altra.

Un ultimo aspetto che ho molto apprezzato è stata l’enfasi che questo drama mette sulle parole. Le parole sono un’arma a doppio taglio: il male che possono fare, la cura che possono essere. Il già citato dialogo tra l’Imperatore di Giada e Park Joong-gil lo esprime perfettamente, ma tutta la serie in realtà è un monito a usare con attenzione le parole.

Se conosci il peso di cosa significa salvare o condannare una persona con una sola parola, allora dovresti sapere cosa sto dicendo in questo momento.

Imperatore di Giada

Voto: 9½/10

Numero puntate: 16

Durata: 1h circa

Dove vederlo: Netflix