I primi contatti con Seoul

Corea del Sud Seoul viaggio cosa vedere

Preparativi, ricerche e… disavventure social

Da quando ho deciso di partire per la Corea del Sud, le mie ricerche online sono state ossessive. Su YouTube ho iniziato a seguire solo canali che parlavano di Corea, ho scaricato applicazioni utili laggiù (come la celebre KakaoTalk che in tanti kdrama sentiamo nominare), Google ormai suggeriva solo pagine correlate alla Corea, e io ho avuto un’illuminazione.

Perché non farmi degli amici coreani adesso, sfruttando i vari socialmediacosi, in modo da poterli poi incontrare di persona una volta arrivata là? Sulla carta un’idea geniale!

Ho fatto un’indagine approfondita per evitare accuratamente siti e applicazioni finalizzati all’approccio romantico (diciamo così). Tolti i vari Tinder, Badoo ecc. (che hanno milioni di iscritti, ma focalizzati sul dating a cui non sono interessata), le app sono tantissime ma gli iscritti pochi. Figuriamoci poi se si cerca un segmento geografico circoscritto come la Corea del Sud.

La svolta è arrivata con l’iscrizione a un sito di ‘amici di penna’ virtuali. Una cosa abominevole. Mai visto niente di più brutto, vecchio e mal funzionante. Però efficace, a suo modo.

I miei primi ‘casi umani’ coreani

Ho settato le impostazioni e iniziato a chattare con tipi coreani random, traendone una gioia che definire spropositata è poco. Il fatto è che l’esperienza non si è propriamente rivelata fortunata, perché – come avrei dovuto prevedere – quel che ho collezionato è stato un florilegio di casi umani…

Siccome dirveli tutti adesso sarebbe troppo lungo, ne citerò solo un paio, invitandovi a tornare per leggere l’elenco completo. Importante: tutte le conversazioni si sono svolte in inglese, dal momento che (ancora) non parlo il coreano.

Il primo tipo coreano: il ProFESSOresso

Uno dei primi con cui inizio a chiacchierare lo chiameremo Han. Dopo uno scambio di convenevoli mi chiede se per caso parlo coreano, e io gli dico che no, non lo parlo, ho iniziato a studiare l’alfabeto, ma non è la mia priorità.

Han ignora bellamente il mio commento e risponde di slancio: «Allora puoi iniziare!»

Mi invia una serie chilometrica di immagini con i caratteri dell’hangŭl. Mi chiedo se gli sia arrivata notizia che esistono Google, Duolinguo e altre fantastiche fonti che permettono di accedere agli stessi contenuti. Ma mi limito a dire laconicamente «Grazie».

Lui lo prende come un invito a continuare. Dopo una noiosissima disquisizione su quali siano le consonanti e quali le vocali, mi minaccia con un: «Tra un’ora ti mando un audio con la mia voce che ti insegnerà i suoni fondamentali».

Ho sperato si dimenticasse. Ma no. L’audio lo manda davvero.

Ha continuato per giorni a inviarmi messaggi in cui mi chiedeva se io volessi «saperne di più», e invitandomi a mandargli vocali con la mia voce. Lì ho subodorato il maniaco. Mi è spiaciuto dovergli dire addio anzitempo, in fondo un insegnante (vero) avrebbe potuto essermi utile…

Il secondo tipo coreano: il senzatetto

Gogo mi era simpatico. Con lui ho avuto una della conversazioni più esilaranti. Peccato averlo dovuto bloccare senza pietà.

Dopo i primi normalissimi saluti, io e Gogo (nome di fantasia) ci diciamo quanto segue. Siccome ha senso in inglese, quando necessario inserisco fra parentesi la traduzione in italiano.

Io: «Che cosa fai di bello a Seoul?»

Lui: «Safe beach (sicurezza delle spiagge

Io: «? Ci sono delle spiagge a Seoul? Non lo sapevo…»

(Nota: pensavo volesse dire che si occupa di sicurezza degli argini del fiume, o qualcosa di simile. So di avere molta, moltissima fantasia… ma avendo vissuto per tanti anni all’estero so anche che con l’inglese come seconda lingua si possono fare magie, e suggerire cose che ai più possono sembrare stravaganti.)

Lui: «My mistake. Safe bench, because I’m homeless… (Errore mio. Tengo al sicuro le panchine, perché sono un senzatetto

Io. «Ah, okay».

Povero Gogo, io avrei anche continuato a parlare con lui se non si fosse rivelato un matto che mandava messaggi ogni mezzora chiedendomi il numero di telefono, l’indirizzo di casa (probabilmente per trasferirsi da me) e altri dati sensibili. Dopo due giorni l’ho dovuto bloccare, ma per me rimarrà sempre bench-boy.

Queste alcune delle mie prime esperienze online con i ragazzi coreani. Ne arriveranno altre, in attesa di quelle reali a partire da settembre!

Una risposta a “I primi contatti con Seoul”

  1. […] il mio viaggio in Corea del Sud, sono iniziati i miei contatti virtuali con alcuni coreani (andate qui se volete leggere la prima parte). Più che ‘contatti virtuali’ finora sono state vere e proprie […]

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