Minari – film (USA, 2020)

Minari film USA Oscar 2020

Minari è un film di ispirazione autobiografica del regista Lee Isaac Chung, sudcoreano cresciuto in Arkansas. Ambientato negli Anni Ottanta di Reagan, del sogno americano e della ‘deregulation‘ (il processo di liberalizzazione del mercato), Minari racconta la storia di una famiglia di immigrati coreani, e lo fa con un tono delicato e pudico.

Sogno americano, ‘odore’ coreano

La storia raccontata in Minari non è di certo epica o piena di colpi di scena. Potremmo anzi dire che narra una vicenda come tante, spogliata di retorica e grandiosità.

La famiglia Yi non ha nulla di speciale: mossa dalla volontà di migliorare le proprie condizioni di vita, si trasferisce dalla California all’Arkansas, ma nulla va come sperato. Il sogno americano fatica a realizzarsi.

Se possibile, le cose peggiorano con l’arrivo della nonna materna dalla Corea. Chiamata per dare una mano coi bambini, l’anziana disattende le aspettative di David, il più piccolino della famiglia, su ciò che una nonna dovrebbe essere. Sboccata, svampita e incapace di preparare biscotti alla maniera americana, la nonna è per il nipote una completa delusione.

La nonna Soon-ja, interpretata da una straordinaria Youn Yuh-jung

La nonna trova che suo nipote sia un bambino «tipicamente americano». David non vuole dormire nella stessa stanza con sua nonna perché, dice: «Puzza di Corea».

In queste poche, scarne battute si inquadra il tema narrativo fondamentale di Minari, imperniato sull’identità, sulle radici, sull’appartenenza.

Il regista si chiede (e chiede allo spettatore): che cosa accade quando i padri sentono di dover avere successo a spese di tutto il resto, anche della loro stessa famiglia? Quelle radici sradicate dal proprio Paese marciranno o potranno attecchire altrove? E a quali condizioni? E’ possibile realizzare il sogno americano senza perdere del tutto l’«odore» della Corea?

Sopravvivere: perdere per ritrovarsi

Il minari è un’erba aromatica molto popolare in Corea, simile al nostro crescione, e si ritiene abbia molteplici effetti benefici. La nonna di David ne pianta in abbondanza vicino a un ruscello in Arkansas, e quella pianta sbocciata in terra straniera diviene il simbolo di un seme coreano-americano che fiorisce e prospera. Sì, ma a quale prezzo?

Il prezzo è alto. Il padre di David era inizialmente un uomo orgogliosamente coreano, e insegnava con fierezza a suo figlio a usare «il cervello», senza lasciarsi abbindolare «alla maniera americana». Indicativo in questo senso il suo ostinato rifiuto di affidarsi a un rabdomante per trovare l’acqua nei suoi terreni. Pensava si trattasse solo di una truffa.

Alla fine, però, quando l’arco narrativo si conclude e l’uomo è stato prossimo a perdere tutto anche la sua famiglia, lo vediamo accompagnarsi a un rabdomante in cerca dell’acqua.

E’ come se l’insegnamento ultimo che Minari ci lascia – col suo ritmo malinconico, dolce e avvolgente – è che per sopravvivere bisogna essere disposti ad abbandonare qualcosa per strada. Perdere un pezzo di se stessi, adattarsi al flusso della corrente, abbracciare nuove prospettive. Come il minari, crescere un po’ nascosti e modesti ma vitali e rigogliosi anche sui terreni meno ospitali.

Voto: 9

Dove vederlo: Prime Video / AppleTV

Durata: 115 min.

Premi: 2021 Premio Oscar migliore attrice non protagonista a Youn Yuh-jung

2021 Golden Globe Migliore Film Straniero

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