Dopo My Mister: ‘Lost’ il drama da non perdere

Nell’universo dei drama, ci sono storie che lasciano un’impronta nell’animo di chi le guarda, tessendo emozioni profonde e riflessioni sulla vita che risuonano ben oltre il tempo trascorso davanti allo schermo. My Mister è stata una di queste esperienze straordinarie per molti di noi, e ha saputo parlare al cuore con la sua esplorazione intensa delle sfide e dei dolori dell’esistenza umana.

Ma cosa succede quando i titoli di coda di una storia così profonda cominciano a scorrere? Dove possiamo trovare un altro capolavoro capace di colmare il vuoto lasciato da una narrazione tanto potente? La risposta è in un altro drama coreano che merita la nostra attenzione: Lost.

Conosciuto anche come Human Disqualification e No Longer Human, Lost non è una semplice serie TV. E’ un’esperienza da vivere, un viaggio che ci porta a esplorare gli angoli più remoti dell’animo umano, della solitudine e della ricerca di significato – in un mondo che a volte sembra voltarci le spalle. Proprio come My Mister, Lost ci invita a riflettere, e soprattutto a crescere insieme ai suoi personaggi.

Non è facile sintetizzare la trama di Lost, perché il suo focus non è in ciò che succede ma in ciò che i suoi personaggi provano e nel modo in cui evolvono nel corso delle puntate.

Lost racconta la storia di due persone normali che sognavano di fare cose straordinarie nella loro vita ma, per ragioni diverse, hanno fallito. Si sono perse, e non vedono più alcuna direzione davanti a loro.

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Boo-jung è una donna di 40 anni colta e introversa che nell’ultimo anno ha attraversato un periodo di forte depressione. Dopo un aborto spontaneo avuto in una fase avanzata della gravidanza, Boo-jung ha dovuto lasciare il lavoro per una serie di soprusi. Imprigionata in un matrimonio spento, trova conforto nel suo rapporto con il padre, un uomo semplice ma saggio al quale nasconde il travaglio della sua vita.

Kang-jae è un 27enne affascinante e sfrontato che per vivere ‘affitta’ il suo tempo. Che si tratti di interpretare il ruolo dell’amico, dell’amante o del collega di lavoro, Kang-jae si mette a disposizione di chiunque lo paghi, convinto che «il cuore segue il denaro».

Questa concezione nasconde una profonda mancanza di fiducia nelle relazioni autentiche e rivela la convinzione che il denaro possa comprare non solo beni materiali ma anche l’amore e rispetto – valori che nella sua visione sono mercificabili.

I due si incontrano per una serie di coincidenze. Pur essendo diversi per età, formazione e status, l’infelicità di uno risuona nell’infelicità dell’altro come una cassa di risonanza. Attraverso un percorso fatto di piccoli passi, avvicinamenti e allontanamenti, e sguardi di straordinaria intensità, il loro dolore diventa un ponte verso qualcosa di più grande. Un’invocazione silenziosa all’amore, alla comprensione e alla connessione umana.

«Padre, non sono diventata nulla», dice Boo-jung.

«Amatissimo padre, penso di aver perso l’essenza della mia vita», afferma dolorosamente Kang-jae.

I padri hanno un ruolo fondamentale in Lost.

Per Boo-jung e Kang-jae, il padre è l’ancora a cui avrebbero voluto assicurare i propri successi, la bussola che avrebbe dovuto guidarli verso la realizzazione di sé. In loro risuona un’eco profonda: è il desiderio ardentemente custodito di “diventare qualcuno” agli occhi di queste figure tanto amate a cui però i due protagonisti in qualche modo nascondono il loro fallimento e le loro fragilità.

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I sentimenti che Boo-jung e Kang-jae provano verso i loro padri sono profondi e complessi. Non solo amore, ma pudore, vergogna, il peso delle aspettative, rimorso e desiderio di connessione. Hanno con loro un dialogo interiore continuo e familiare, emozionante e malinconico.

Anche su questo aspetto i due si riconoscono. Quando Kang-jae racconta alla donna il giorno del funerale del padre, Boo-jung lo ascolta e gli dice poche parole che lo stupiscono e lo fanno sentire accolto e compreso. Lui allora inizia a farle “spazio” dentro di sé. Non si limita a farla entrare, non lascia solo la porta aperta. Riconfigura l’architettura del proprio essere, affinché lei possa abitare, respirare ed esistere pienamente dentro di lui.

Prima che i due possano abitare l’uno nell’altro, Boo-jung deve intraprendere il suo personale viaggio in solitaria, ritrovare se stessa, il suo posto nel mondo e un nuovo equilibrio. Deve perdere tutto ancora una volta, e infine trovare la sua felicità (come dice il titolo dell’episodio finale) in una magica “Notte stellata“.

Benché Lost non abbia avuto un grande successo di pubblico, lo considero un capolavoro. E’ un slice of life di straordinaria profondità e bellezza, curato in ogni piccolo dettaglio – un bottone saltato, una calza smagliata, uno spicchio di mandarino. E una colonna sonora che fa venire i brividi.

Non è un drama per tutti: la sua estrema lentezza e malinconia possono risultare pesanti per chi non apprezza il genere. Personalmente lo ritengo eccezionale, sia per realizzazione sia per i temi trattati.

Il paragone con My Mister viene naturale. Le vibes sono le stesse, benché continui a ritenere My Mister un gradino più in alto. Che cosa penalizza Lost? Soprattutto due aspetti.

Il drama, pur essendo magistralmente intessuto di complesse dinamiche umane e di momenti di profonda introspezione, sembra a tratti troppo incline a immergersi in una malinconia senza vie di fuga, dove la speranza fatica a trovare spazio. Credo che un maggior equilibrio tra luce e ombra avrebbe giovato alla narrazione.

Inoltre, le storie di contorno purtroppo non si integrano bene con la vicenda principale, e i personaggi secondari restano sempre poco impattanti. Non hanno un arco narrativo incisivo o una personalità forte, e rimangono sempre sullo sfondo come sbiadite. Niente a che vedere con le storie secondarie di My Mister, capaci di creare un tessuto narrativo solido e potentemente coinvolgente.

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Detto questo, però, non posso non citare la meravigliosa prova attoriale di Jeon Do-yeon e Ryun Jun-yeol. Non credo di esagerare dicendo che quando i due protagonisti incrociano i loro occhi, lo schermo sembra illuminarsi.

In quegli sguardi brilla qualcosa di potente, un’emozione cruda che non ha bisogno di parole per essere compresa. È un’intensità che colpisce dritto al cuore, un fuoco che sembra accendersi ogni volta che i due sono insieme.

Per me, Lost è il viaggio di due anime che si erano perse e si sono ritrovate nel momento in cui hanno capito di non essere più invisibili al mondo. Riconoscendosi l’uno negli occhi dell’altro, hanno iniziato a vedere veramente se stessi e, in questo vedersi, hanno trovato la strada di casa l’una nell’altro.

Voto: 9

Dove vederlo: RamaOriental fansub

Episodi: 16 ep. di 70 min.

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