Lies hidden in my garden è un thriller psicologico che ruota attorno a due figure femminili molto diverse per carattere ed estrazione sociale, ma legate da uno stesso drammatico destino.
E’ una serie breve (solo 8 episodi) le cui premesse sono ottime. Ma come si sviluppa nel corso delle puntate? Vediamolo insieme.
Lies hidden in my garden, la trama
Moon Joo-ran (Kim Tae-hee) è la moglie di un rinomato medico, madre di famiglia e casalinga scrupolosa. Dopo la tragedia che ha colpito sua sorella, brutalmente assassinata, il suo equilibrio psichico ha iniziato a vacillare e l’intera famiglia si è trasferita in una lussuosa abitazione lontana da Seoul.
La sua vita viene nuovamente stravolta quando dal giardino comincia a notare un odore nauseabondo e strani rumori provenire dal piano di sopra. Il marito nega, adducendo queste sensazioni alla sua depressione.
La donna inizia a indagare, e le sue ricerche la portano a conoscere Choo Sang-eun (Lim Ji-yeon). Proveniente da una famiglia povera e sposata a un uomo violento che abusa di lei, ha una vita miserabile e infelice. E’ incinta, ma la sua gravidanza è ben lontana dall’essere serena.
Un giorno, quando è in visita da sua madre, una chiamata la informa che suo marito è morto.
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Il drama mette in scena alcune tematiche decisamente forti e interessanti. Nelle primissime puntate si concentra sull’abuso fisico e psicologico, mostrandolo in tutta la sua crudezza. Tratta di gaslighting, un tema che a oggi non avevo ancora visto nelle serie coreane e che inizialmente mi ha catturato.
*** Attenzione: contiene spoiler ***
Il medico, il marito di Joo-ran, è crudele nel manipolare psicologicamente la moglie. E’ abilissimo nel tentativo di farla dubitare di se stessa e delle sue percezioni, facendo leva sui suoi traumi e le sue fragilità, approfittando del suo carattere arrendevole.
Quando la moglie scopre (com’era prevedibile) un cadavere nel giardino di casa, il marito tenta addirittura di convincerla che non è un cadavere quello che ha visto, bensì un “guanto di lattice” dimenticato dagli operai quando stavano ristrutturando casa. La moglie è disposta ad accettare le bugie del marito, pur di non dover affrontare scomode verità.
Tuttavia, l’appello disperato del figlio a essere una «madre più forte» in qualche modo la scuoterà dal suo torpore, e la porterà a voler vivere in un modo diverso la propria vita.
Lies hidden in my garden, la recensione
La serie si snoda per 8 episodi in modo lento, a simulare una tensione psicologia che cresce progressivamente fino al tragico finale, quello che si svolge nel soggiorno dell’abitazione del medico, dove finalmente ‘esplode’ tutta la tensione e la follia trattenuta nelle puntate precedenti.
Ma si sente davvero crescere questa tensione? Non proprio. I primi 3 episodi sono eccellenti nel gettare le basi di questo thriller, che poi (indovinate un po?) si va man mano perdendo.
Ma procediamo con ordine, vedendo i pro e i contro.
Lies hidden in my garden: gli aspetti positivi
Questo drama ha alcuni aspetti innegabilmente positivi, legati soprattutto alla magnifica realizzazione. Fotografia, scenografia, regia, OST, recitazione… tutto questo si distingue per eccellenza.
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Non c’è aspetto del comparto tecnico che io non abbia apprezzato. L’interpretazione delle due attrici è stata splendida, anche se la mia preferenza va alla giovane Lim Ji-yeon.
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Il suo personaggio è molto complesso. E’ vero: è una vittima, ma è anche una donna capace di mentire e ricattare pur di sopravvivere. L’attrice è stata davvero brava nel rendere le molte sfaccettature di Choo Sang-eun. Ho particolarmente amato la sua camminata coi piedi a papera e le spalle un po’ curve, in cui emerge tutta la miseria del personaggio senza che sia necessario dire neanche una parola.
Ma tutto ciò è sufficiente a fare di Lies hidden in my garden un buono show? Che cosa non ha funzionato in questo drama?
Lies hidden in my garden: gli aspetti negativi
*** Attenzione: contiene spoiler sparsi ***
L’ho detto prima: per plot e impostazione, questo drama si presenta come un thriller psicologico. Ha un’introduzione macabra e spaventosa: un fetore insopportabile arriva dal giardino. Il marito nega che ci sia. La moglie crede al marito. Noi subodoriamo fin dalla prima puntata che il marito abbia qualcosa a che fare con quel puzzo di marcio. Sapete cosa? E’ proprio così: non c’è nulla di sospetto, nulla di particolarmente complesso da scoprire. E vi dirò di più: tutti i possibili sviluppi o colpi di scena che vi verranno in mente nelle prime puntate – accadranno.
Deludente.
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I problemi di questo drama sono fondamentalmente due: il finale, sul quale ci concentreremo dopo, e la scrittura del personaggio di Joo-ran, la moglie del medico. La protagonista, insomma.
Joo-ran, una pessima protagonista
Per i miei gusti, Joo-ran si merita il podio come protagonista femminile peggiore di tutti i tempi (kdrama-edition). Mi dispiace, perché invece l’attrice mi colpì molto positivamente nello struggente Hi, Bye Mama. Questo ruolo tuttavia è proprio brutto, mal scritto e a tratti odioso. Ma perché?
Dall’essere una vittima di gaslighting, inetta, inebetita dai farmaci e tormentata dalla morte della sorella, Joo-ran passa a ideare un piano assassino, tramando e mentendo a tutti intorno a sé. Il cambiamento, però, non è spiegato, non è credibile e non è coerente con il personaggio.
Ammetto poi di aver trovato incredibilmente disturbante una delle scene finali, quella che si svolge nel soggiorno di casa. Joo-ran (attuando il suo piano criminale) non alza nemmeno un dito quando il marito prende a calci e pugni la donna incinta, colpendola anche alla pancia. Ciò che si limita a fare, da vera psicopatica passivo-aggressiva, è tagliuzzarsi un po’ i polsi per convincere l’uomo non già a smettere di pestare a sangue la donna, ma a costituirsi ed essere «il padre di suo figlio». Quando capisce che nemmeno questo funziona, lo uccide.
Quando in carcere verrà interrogata dalla sopravvissuta Choo Sang-eun sul perché si sia comportata in quel modo, la sua risposta è quanto di più infantile e sciocco si sia mai sentito: «Ho finalmente iniziato a vedere chi sono». Cioè: sono fatta così. Motivazione profondissima.
Un pessimo finale, e molti buchi di sceneggiatura
Il finale, quindi, non risolve niente. Il tentativo è quello di dare un barlume di speranza dopo 8 episodi di tormento. Le due donne trovano una certa serenità, ma di fatto non ci è stato mostrato alcun percorso e nessuna evoluzione nei personaggi. Inoltre, restano dei buchi nella sceneggiatura grandi come crateri.
Perché tanta enfasi è stata data alla morte della sorella, se poi non ci viene detto chi l’ha uccisa? Perché tutti “incolpano” la protagonista della sua morte? E chi è quel misterioso vicino di casa, che viene introdotto, e poi dimenticato per strada?
Il personaggio (originale ma inutile) della vicina di casa non ha avuto alcun senso. Preso e piazzato lì come riempitivo, è stato maltrattato da tutti: sceneggiatori e personaggi del drama. Mi ha fatto una gran pena. Non ci viene nemmeno spiegato perché il figlio gironzoli sempre attorno a lei…
Lies hidden in my garden, considerazioni finali
Ero emozionata all’idea di guardare questo drama. Non solo perché adoro i thriller psicologici (un ottimo esempio è il k-movie Forgotten, con il bravissimo Kang Ha-neul) ma anche perché il cast mi faceva sperare in una buona produzione.
Purtroppo, dopo un inizio promettente lo show è stato solo un lento percorso verso il declino. Banale, noioso e del tutto privo di emozioni, ciò che resta è solo una buona fattura. Poche le idee e male realizzate. Questo 2023, purtroppo, si sta confermando un anno pieno di produzioni coreane, ma per ora poche memorabili.
Voto: 5.5
Dove vederlo: Viki
Numero episodi e durata: 8 ep. di 1h. circa
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