Onda coreana: la rivoluzione del soft power

Onda coreana soft power BTS

Eccoci arrivati alla seconda tappa del nostro percorso che ci porterà a capire non solo come la Corea del Sud abbia conquistato il mondo, ma perché lo abbia fatto – e con quali strumenti.

Nel precedente articolo ci siamo chiesti come un Paese che negli anni ’80 viveva ancora sotto una dittatura militare sia riuscito, in appena una generazione, a trasformarsi nella punta di diamante della cultura pop globale. Abbiamo ripercorso le origini dell’Hallyu, l’onda coreana che ha ridefinito l’immaginario collettivo e conquistato il mondo.

Leggi il primo capitolo dedicato all’Onda coreana

In questa seconda parte, entriamo nel cuore della strategia che ha reso possibile tutto questo: il soft power. Un potere “morbido”, fatto non di armi ma di cultura, linguaggio e intrattenimento.

La Corea del Sud lo ha saputo trasformare in una vera e propria arma diplomatica, capace di influenzare la percezione internazionale del Paese e di rafforzarne l’identità nazionale.

Vedremo come musica, cinema, serie TV e persino la cucina e la skincare siano diventati strumenti di affermazione geopolitica. Perché dietro ogni drama e ogni idol del K-pop, c’è molto più di ciò che appare sullo schermo: c’è una strategia precisa, una visione a lungo raggio e un messaggio che parla al mondo.

Ascolta il podcast

Nel 2022, in un giorno di tarda primavera, l’aria di Washington D.C. si è caricata di una tensione palpabile, diversa da quella abituale che aleggia nei corridoi del potere. La Casa Bianca, solitamente teatro di dibattiti politici e incontri di Stato, si è trasformata in un palcoscenico per una dimostrazione di soft power senza precedenti.

Protagonisti non sono stati i soliti politici, ma i BTS, fenomeno K- pop sudcoreano che ha infranto ogni record, ridefinendo i confini dell’industria musicale globale.

I sette artisti sudcoreani sono stati accolti alla Casa Bianca non solo per la loro musica, ma per veicolare un messaggio di accettazione e unità al di là di ogni diversità. Al centro del loro discorso, la lotta contro l’odio anti-asiatico, un tema reso ancora più urgente dalla pandemia. Con fermezza, hanno denunciato la crescente discriminazione verso le comunità asiatiche, chiamando all’azione contro ogni forma di razzismo e promuovendo l’importanza di diversità e inclusione.

BTS Casa Bianca Joe Biden soft power

Ma quale significato profondo ha avuto quell’incontro con il Presidente Joe Biden?

Tradizionalmente, gli incontri di alto livello sono dominati da politici, diplomatici e grandi imprenditori. L’invito ai BTS segna una svolta nella diplomazia, mostrando che la Corea del Sud riconosce il potere del soft power. Ma cosa si intende esattamente con «soft power»?

Il soft power spiegato in parole semplici

L’espressione è stata coniata dal politologo americano Joseph Nye sul finire degli Anni ’80, e descrive «il potere intangibile che uno Stato esercita attraverso la sua immagine», ossia la capacità di influenzare attraverso l’attrattiva della cultura e dei valori.

Detto altrimenti: film, musica e sport sono strumenti di soft power che un governo utilizza e sfrutta per migliorare la propria reputazione e il proprio peso economico e politico in patria e all’estero.

Quando la cultura diventa ambasciatrice

Invitare un gruppo musicale alla Casa Bianca, sebbene sembri un gesto semplice, rivela molto. Dimostra l’impatto della cultura pop e introduce un nuovo approccio nelle relazioni internazionali. In questo scenario, gli artisti non si limitano più a essere semplici cantanti e performer, ma si trasformano in veri ambasciatori del loro Paese, portando avanti tematiche sociali e politiche. Emerge così il ruolo fondamentale dell’arte e della cultura nel connettere mondi diversi.

Nel decidere di inviare i BTS a Washington, il governo sudcoreano ha agito da vero pioniere, riconoscendo e sfruttando le potenzialità insite in questo gesto. La scelta di utilizzare la notorietà del gruppo non è stata casuale, ma una mossa strategica volta a promuovere valori positivi e a rafforzare l’immagine della Corea.

Gli ARMY: una delle fanbase più potenti al mondo

Partiamo da una domanda. Qual è il modo più rapido ed efficace di rafforzare l’immagine della Corea nel mondo? Attraverso l’eco generata da una fanbase globale.

Tramite i BTS, la Corea ha capitalizzato la relazione unica e profonda che unisce il gruppo e gli ARMY, i loro più appassionati sostenitori. Questo legame va oltre la semplice ammirazione artistica. E’ una connessione emotiva e culturale che trasforma gli ARMY in un potente veicolo per la diffusione globale dell’identità coreana.

BTS ARMY fanbase

Questa fedeltà senza confini è stata abilmente utilizzata in chiave politica. La passione e l’impegno degli ARMY sono stati direzionati per promuovere non tanto la musica di un gruppo K-pop, ma i valori e l’immagine della Corea a livello internazionale.

Partecipando attivamente alla diffusione della cultura coreana nel mondo, gli ARMY contribuiscono significativamente a migliorare la percezione del Paese. La scelta di coinvolgere i BTS in eventi diplomatici testimonia quindi un uso sapiente e consapevole del potere del soft power nell’era della globalizzazione.

Quando la Corea del Sud esporta i suoi prodotti culturali – che siano i BTS, i drama, la skincare o il kimchi – non si limita a esportare “beni di consumo”, ma una precisa identità nazionale. Questi prodotti diventano ambasciatori non ufficiali, veicolando stili di vita e ideali che esprimono l’immagine che la Corea vuole dare di sé, creando un legame emotivo con il suo pubblico.

In tale contesto, il soft power è un sofisticato esercizio di diplomazia che non solo consolida la presenza del Paese sullo scenario mondiale, ma contemporaneamente rafforza il suo prestigio, il suo peso economico e la leva politica che ha a livello globale.

L’ascesa del soft power coreano ha tessuto una rete invisibile che lega ormai indissolubilmente la penisola e il resto del mondo, un legame fatto di cultura, sogni e desideri. Diventare kdrama-addicted non vuol dire solo ‘bingiare’ serie TV – ossia maratonare, guardare molteplici episodi consecutivamente. E’ l’inizio di un viaggio che spesso ci porta a desiderare un assaggio tangibile della Corea, e questo non è un caso, ma la diretta conseguenza del soft power.

Come si esprime questo desiderio? Be’, in molti modi; vediamone alcuni.

La diffusione della cucina coreana in Italia

Negli ultimi anni, l’«onda coreana» ha suscitato una curiosità crescente verso i sapori esotici, spingendo sempre più italiani a cercare nuove esperienze culinarie.

I ristoranti coreani, un tempo rarità sul nostro territorio, sono ora parte integrante del panorama gastronomico di molte città, offrendo un’ampia varietà di piatti che vanno ben oltre il famoso kimchi. Dal bibimbap colorato e nutriente, passando per il gustoso bulgogi, fino alle esperienze conviviali del barbecue innaffiato dal soju. Insomma, la cucina coreana sta seducendo sempre più palati.

Tutti pazzi per la skincare coreana!

La passione per la skincare coreana è un altro fenomeno che ha preso piede con forza. Affascinati dalla bellezza quasi aliena delle kstar e dalla loro pelle perfetta e luminosa, abbiamo iniziato a cercare i consigli che ci consentissero di riprodurre la loro “glass-skin” che sembra sfidare le leggi della natura.

Creme, sieri e maschere sono diventati oggetti del desiderio, indispensabili nella beauty routine di molti di noi. La crescente ossessione per la skincare ha portato a un vero e proprio boom di siti dedicati all’importazione di prodotti dalla Corea, rendendo accessibili articoli un tempo esclusivi.

In parallelo, un numero sempre maggiore di influencer ha iniziato a condividere online le proprie esperienze di beauty routine coreana, diventando una fonte preziosa di suggerimenti per chiunque voglia avvicinarsi a questo mondo. L’obiettivo dietro la straordinaria diffusione di questi trend è quello di poter carpire i segreti di bellezza delle kstar – che ci appaiono modelli di perfezione, suscitando in noi un’ammirazione senza precedenti.

Lo studio della lingua coreana e l’aumento del turismo in Corea del Sud

Chi può resistere alla musicalità della lingua coreana? Morbida, affascinante, piena di sonorità uniche. La crescente passione per il K-pop e i drama ha acceso in molti il desiderio di studiare coreano a dispetto della sua difficoltà, come testimonia l’impennata dei corsi disponibili.

Tutti i kdrama-addicted conoscono bene l’entusiasmo di imparare e ripetere qualche parola dopo aver visto decine di serie. Nasce così un divertente italo-coreano, un misto di espressioni raccolte qua e là, in cui campeggiano frasi come oppa* e saranghae** che vengono pronunciate con tenera esaltazione, facendoci sentire parte di un mondo lontano.

Questo curioso fenomeno crea un legame speciale tra i fan, una sorta di codice condiviso che va oltre la semplice visione dei contenuti. La gioia di riconoscere parole e frasi diventa un collegamento interculturale. Questo spinge molti a intraprendere un viaggio più approfondito nella cultura di quel Paese. Viaggio che spesso diventa meta concreta di vacanze e soggiorni.

viaggio Corea del Sud Seoul

L’aumento del turismo verso la Corea del Sud testimonia ulteriormente l’effetto magnetico esercitato dal soft power. Molte volte guardando i drama abbiamo sognato di passeggiare per le trafficate strade di Seoul, esplorare l’incantevole isola di Jeju o vivere avventure a Busan – luoghi resi familiari dalle storie viste sullo schermo.

La Corea oggi è diventata meta dei sogni, un posto da visitare almeno una volta nella vita per toccare con mano il Paese che ha catturato la nostra immaginazione.

Il fidanzato coreano: un sogno da k-drama addicted

E in ultimo, ma non per importanza, il segreto che confessiamo solo alle persone con cui condividiamo la stessa passione: quello di incontrare e innamorarci di un coreano o una coreana che sia proprio come il personaggio della nostra serie preferita! Questo sogno, per quanto possa sembrare frivolo, parla della forza dell’influenza mediatica coreana, che ha il potere di modellare aspirazioni e desideri.

Questi sono solo alcuni degli effetti tangibili del soft power, un fenomeno che ha superato i confini dell’entertainment per intrecciarsi con la vita quotidiana di milioni di persone in Italia e nel mondo. Un vero e proprio ponte culturale, costruito non solo attraverso la diffusione di contenuti ma anche attraverso la creazione di esperienze che dimostrano quanto profondamente la Corea del Sud sia riuscita a entrare nei cuori del pubblico.

* “Oppa” è un termine usato dalle donne per rivolgersi al fratello maggiore, al fidanzato o a un amico particolarmente caro, ed esprime affetto. Lo usano anche le fan nei confronti dei loro attori del cuore.

** “Saranghae” significa “Ti amo”.

Finora abbiamo visto il modo in cui la Corea ha imparato a usare la cultura come strumento di potere.
Nel prossimo capitolo entreremo nella parte più “succosa” del soft power, quella che tutti noi conosciamo e amiamo di più: i drama e il cinema coreano.
Vedremo come queste storie — nate in una piccola penisola dall’altra parte del mondo — siano riuscite a conquistare gli schermi, i cuori e l’immaginario collettivo di un intero pianeta.

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